Uno strano casino

Camminavo lungo l’argine del fiume che scorreva lento e sinuoso verso valle. Il sentiero, sterrato, affiancava perfettamente il fiume, seguendolo nelle sue curve. Era piatto quindi camminare mi risultava facile e molto piacevole, non facevo quasi fatica e, per questo motivo, potevo immergermi nei miei pensieri, dimentico della realtà che mi circondava. Avevo sempre avuto l’abitudine, forse poco sana, a farmi portare via da quello che c’era nella mia testa, mi alienavo con una facilità estrema, cadendo in una specie di trance dalla quale riaffioravo anche a ore di distanza se indisturbato. A me non dava fastidio perdermi la realtà del presente in favore del mio fantasticare (ma anche riflettere, a volte), ero sempre stato così e queste mie esperienze mi caratterizzavano ed aiutavano ad affrontare la vita di tutti i giorni. 

E così, quel giorno, camminavo lungo il fiume senza realmente prestare attenzione a ciò che mi stava attorno. Non avevo affatto notato la presenza di una nuova costruzione sulla sinistra, poco prima dell’inizio della città. Era da vari mesi che non percorrevo quel sentiero, essendo fuori mano per me, e l’ultima volta che c’ero stato quel grosso edificio non c’era – almeno così credo di ricordare, forse anche la volta precedente ero immerso nei miei pensieri troppo a fondo. Ero, quindi, arrivato vicino a casa quando un lampo di memoria mi aveva fatto tornare alla mente una figura geometrica scusa che mi suonava nuova. 

Il giorno seguente decisi di tornare allo stesso sentiero curioso di capire se avevo intravisto davvero qualcosa con la coda dell’occhio. Ed eccolo lì, ergersi alto e grintoso un casino nuovo, dai colori sgargianti. Si trovava isolato dalla città, immerso tra gli alberi per non destare troppa attenzione, evidentemente, ed aveva davanti un grande parcheggio pieno zeppo di auto. Un casino? Pensai. Non avevo letto da nessuno parte che avevano intenzione di costruire un casino proprio nella nostra città. Come mai avevano preso tale decisione? Incuriosito, entrai per vedere se fossi in grado di scoprire chi fosse il proprietario e, magari, fargli due domande, ma una volta dentro al casino la musica, i colori e, soprattutto, il cocktail offertomi da una gentile signorina come benvenuto, mi avevano completamente fatto dimenticare tutti i miei quesiti. Avevo passato il pomeriggio lì dentro, e avevo speso tutti i contanti che avevo in portafoglio. 

La mattina seguente non avevo grossi ricordi del casino, ne di aver speso tutti i miei soldi. C’ero ritornato, ed il risultato era stato lo stesso, ancora una volta avevo buttato via un sacco di soldi non troppo consapevolmente. La cosa mi stava preoccupando, ma anche facendo infuriare. Al terzo giorno al casino, rifiutai il cocktail (con gran disappunto della gentil signorina) ed in effetti dopo neanche mezz’ora ero uscito da quel posto diabolico, senza giocare a nulla, ma osservando allarmato l’evidente incoscienza dei presenti. C’era qualcosa di sinistro che succedeva in quel bel casino ed ero deciso ad andare a parlarne con la polizia, ma non ebbi il tempo di uscire dal casino…

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